Biscotti, cioccolato, bevande, acque, condimenti, dentifrici, cosmetici, dolci, spezie, formaggi: la lista potrebbe continuare ancora molto, ma l'importante è rendere l'idea della variegata galassia alimentare (e non solo) italiana che ha iniziato a esplorare con sempre maggior convinzione le opportunità offerte dalla certificazione kosher dei propri prodotti.
Sono infatti sempre di più le aziende che nel nostro Paese decidono di far certificare i propri alimenti dal rabbinato italiano e il trend è in continua crescita. Il kasherut è un termine ebraico che indica le regole alimentari contenute nella Bibbia e da cui deriva la parola kosher (adatto, conforme, opportuno). Parola che in yiddish, la lingua degli ebrei dell’Europa dell’Est, è diventata kosher. "Si tratta di un fenomeno in aumento - ha spiegato il coordinatore di Italy Kosher Union, Piha Meyer, perché le aziende, soprattutto le grandi industrie alimentari, hanno sentito la necessità di raggiungere un mercato che, soprattutto in alcuni Paesi, è di dimensioni rilevanti".
Il kosher in Italia, ha spiegato Meyer, è infatti un settore numericamente piuttosto limitato, di nicchia, "mentre il made in Italy è conosciuto in tutto il mondo e tutti i consumatori nel mondo hanno desiderio di poter disporre di prodotti di qualità che siano garantiti". Di riguardo, in particolare, il mercato statunitense, dove nel 2004, secondo il sito marketing Largo Consumo, il kosher ha subito un incremento di oltre il 12,5 punti percentuali e più del 40 per cento della dry grocery è certificata kosher, con oltre 9.500 società e 58mila articoli sotto supervisione.
"Per l'industria italiana sarebbe un'ulteriore opportunità di crescita dell'export, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Israele e in molti altri Paesi. Per questo credo, ha sostenuto Meyer, che sia importante incoraggiare le aziende nazionali a certificare i propri prodotti". Il fenomeno non è certamente solo italiano, ma interessa tutta Europa e tutti i prodotti alimentari, con riguardo anche e soprattutto alle novità e alle mode culinarie: tempo fa, ad esempio, dalla Francia è giunto il sushi kosher, alimento che sta riscuotendo sempre maggior successo per la sua vena esotica.
Discorso a parte merita poi il vino, settore in cui sono soprattutto le piccole e medie realtà ad esprimere maggiori interessi: oggi diverse cantine italiane producono vini kosher. "Una bottiglia italiana è quasi un marchio di garanzia all'estero. Perciò - ha spiegato Yossef Hadad , dell'Italy Kosher - legare made in Italy a certificazione kosher apre maggiori porte per le esportazioni di queste cantine".
Il più grande mercato di sbocco, anche in questo caso, è quello Usa. Il trend è sicuramente positivo ed è legato alla crescita delle esportazioni italiane in generale: più si vendono vini italiani, più si espande l'export kosher.
tratto da: www.denaro.it
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